Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 4, 15 febbraio 1998, p. 31.
Le vicende erotiche di Bill Clinton hanno sorpreso non poco e non solo per la minaccia di «impeachment» e il rischio di destituzione del Presidente degli Usa; ma anche – ad esempio – per i giudizi morali che erano sottesi, o l’immagine dell’America che da ultramoderna sembrava essere brachettona. Ci sembra giusto confrontare la morale americana con la nostra, che chiamiamo morale italiana. Ne emergerà poi una terza, diversa, che definirei morale profetica o cristiana. Vediamolo.
C’è anzitutto la «morale americana» che va alla caccia della infedeltà coniugale del presidente, da cui fa dipendere il mantenimento del mandato. Il tradimento coniugale non è certo una bella cosa; ma è un peccato e non un reato. E sottoposto al giudizio della coscienza, rientra nella privacy o, come dice la gente, sono «fatti suoi». E per giunta e grave che si possa spiare impunemente un uomo politico di tale ruolo, e grave anche per la sicurezza del paese e del mondo. Se si tratta di affari privati, dei quali deve rispondere solo davanti a Dio, perché dovrebbe dimettersi?
Perché ha mentito» è la risposta americana; ha mentito sotto giuramento. Avremmo così un presidente bugiardo e spergiuro». Rispondiamo che nessuno può essere costretto a condannare se stesso, per cui la eventuale bugia non sarebbe che una forma di legittima difesa, consentita dalla legge.
Si replica allora: «Ma è crollata la sua immagine nella opinione pubblica. Come potremmo avere un Presidente non più stimato dalla gente ? ». Rispondiamo che egli può essere colpevole sul piano morale, ma è certo anche vittima, perché troppi hanno interesse a sbalzarlo di sella e lo potrebbero fare con la calunnia di una persona prezzolata. Di puttanelle compiacenti ce ne potrebbero essere tante. Il governare non può essere alla mercé del vento che soffia, tanto più che si tratta di un mandato breve. Può dimettersi in coscienza lui: non si può costringerlo. Tale morale non la definiremmo dura, quanto piuttosto ipocrita, farisaica. O forse è una morale legata al mito del bravo governante, onesto e sincero; in presenza del quale si possono dormire sonni tranquilli, senza bisogno di troppi controlli sul suo operato pubblico, nella gestione del potere!
Noi invece abbiamo un’altra mentalità. Anzitutto chiunque può sbagliare al livello personale. Anzi il cristianesimo ci insegna che siamo tutti peccatori, bisognosi di conversione, e che pertanto non possiamo permetterci di giudicare e di condannare. La mentalità corrente e sbagliata poi giudica l’infedeltà una cosa quasi inevitabile, come il bere un bicchier d’acqua. Se dovessimo ricercare il politico e il governante Santo, rischieremmo di non trovarlo o di tranquillizzarci solo perché non ne abbiamo scoperti i difetti. Finiremmo per dimetterlo solo perché casualmente (o per pertinace cattiveria) siamo riusciti ad incastrarlo.
Questo sul piano morale. Sul piano giuridico poi va tutelata la privacy (almeno come quella di qualunque altro); vanno controllati gli atti di potere, per vederne la legittimità, e il controllo deve essere anche di base (almeno nelle intenzioni) per eliminare eventuali sperperi e favoritismi. Ma quale è la terza soluzione, definita «profetica» o «cristiana», contrapposta sia alla morale Usa che a quella Nostrana?
La soluzione non sta in Clinton che si dichiara innocente («Con quella ragazza non sono mai andato sessualmente»); e gli americani che per questo gli credono, o almeno gli confermano la fiducia. No.
Ma Bill che si riconosce fragile (con questa o con altre poco importa) e che chiede sinceramente scusa, per cui gli Americani lo perdonano, perché capiscono che il Presidente è un uomo debole e fragile come gli altri.
Così non ci sarebbero state bugie, né fariseismi, bensì la crescita in umana comprensione ; senza legare la Presidenza a un filo di libidine, né di vendetta o di invidia; magari specificando che l’amore (presente o assente) conta molto! La moglie Hillary non gli dovrebbe garantire la difesa (o perdonargli le scappatelle) per interesse presidenziale: ma perdonargliele sostenendolo con un «anticipo di fiducia».
[Immagine: Ramon Casas i Carbó, Nudo femminile, 1894, particolare]