Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 2, 15 gennaio 1998, p. 21.
Dopo l’uccisione del piccolo Silvestro da parte dei pedofili, si ripropone con urgenza il problema della educazione sessuale nella scuola. Se ne parla da trent’anni, ma non si è mai arrivati ad una vera intesa tra cattolici e laici. Noi teologi progressisti eravamo già pronti allora a proporre una mediazione tra gli opposti integrismi, mediazione che non fu mai né richiesta né gradita. E forse è stato meglio così, perché mancava lo spazio per il dialogo e l’ambasciatore (o meglio il mediatore) avrebbe “portato pena” da entrambe le parti. Oggi non è la paura di essere non ringraziati ma criticati per tale lavoro che ci fa astenere dall’offrirci, bensì il crollare della presunzione giovanile. E tuttavia qualche cosa si può dire (ciascuno all’interno del proprio mondo, rispettivamente cattolico o laico) per aiutare la comprensione reciproca e favorire l’incontro, tanto più necessario in un’era pluralistica come la nostra.
Anzitutto la questione dei pedofili non deve dare all’educazione sessuale solo un fine difensivo, mentre la sessualità rappresenta uno degli aspetti più ricchi della nostra vita emotiva. Per noi cristiani il sesso lo si deve accogliere come un dono di Dio (e non certo di Satana), anche dopo il peccato originale (che non fu certo un peccato sessuale). Fu voluto da Dio Creatore e benedetto da Cristo Redentore. Ci vuole questo sguardo ottimistico anche (e soprattutto) quando si deve mettere in guardia dalle deviazioni. E ottimismo ci vuole anche per l’anticipo di fiducia che le singole parti devono accordarsi, prima di iniziare un dialogo. Ciascuno può imparare dall’altro e deve presumerne la buona fede.
Ma vediamo i contenuti sui quali si dovrà di scorrere. Ci saranno anzitutto i dati anatomici, fisiologici e psicologici che risulteranno pacifici: non si vorrà mettere in dubbio anche il dato puramente scientifico?! Sul dato biologico ci potranno essere delle contestazioni sul modo di vedere la bioetica; ma al nostro livello basterà forse dire che l’aborto bisogna sempre fare il possibile per evitarlo da parte di tutti, almeno in coscienza, per il rispetto del processo vitale.
Passando poi alla materia discussa, bisognerà seguire l’indicazione generale di Papa Giovanni: partire dai punti che uniscono, anziché da quelli che dividono (nel nostro caso: dai valori e non dalle norme). Si riconosca che ci sono valori morali comuni, come: il rispetto della libertà di ciascuno, l’eguaglianza dei sessi, l’importanza della affettività, l’apprendimento lento dell’autodominio (punto di arrivo e non di partenza della educazione), il rispetto della vita e dell’amore… Credo potrebbe essere condivisa anche la definizione di castità che si trova in un documento sinodale elvetico. La castità è “la sessualità messa a servizio dell’amore e non solo del piacere” (per cui esiste anche una castità coniugale che si accorda bene con la normale donazione reciproca).
Veniamo finalmente ai tradizionali punti di attrito, come ad esempio, la contraccezione (di cui parla la Humanae vitae) e i tre famosi punti del contendere (di cui parla la Persona Humana). Ho scritto libri su questo, per cui non potrò certo dire tutto in una paginetta. Dirò ad esempio il sillogismo che i vescovi francesi (n. 16) hanno proposto nel commento all’enciclica sulla pillola: “La contraccezione è sempre un disordine, ma questo disordine non è sempre colpevole”. Il principio noi ci sentiamo di applicarlo anche alla masturbazione, all’omosessualità e ai rapporti matrimoniali. Se per il cattolico sono sempre un disordine, questo disordine non è certo sempre colpevole.
Ricordo un altro principio, molto importante per il cristiano, che è poco conosciuto, benché si trovi in un documento della Cei sul matrimonio. Si chiede: la norma morale per i coniugi qual è? E si risponde: ce lo chiedete? Se la norma morale per il cristiano è “lo Spirito Santo che parla nel cuore”, tale sarà anche per i coniugi! E per i fidanzati? La loro norma morale sarà sempre: “Lo Spirito Santo che parla nel cuore”, che suggerirà ciò che possono o meno fare.
Per i laici al posto del Divin Spirito si metterà la “coscienza” e il risultato non cambia. O avremo più fiducia nel nostro moralismo e nella nostra repressione? Dobbiamo preoccuparci non quando c’è l’amore che unisce, ma quando manca. Che caratterizza la sessualità umana e proprio l’affettività e l’amore.
[illustrazione: Francesco Hayez, Ritratto di Carolina Zucchi, 1825]