Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 24, 15 dicembre 1997, p. 45.
L’assassinio barbaro di Silvestro Delle Cave da parte dei pedofili ha giustamente suscitato lo sdegno e l’indignazione. Ma ha aumentato le parole di odio e di vendetta che si sentono in questi casi. Io pensavo che la morte di Nonno Andrea servisse a farci riprendere la ragione. Invece no. L’Allocca non ha neppure il diritto di trovarsi all’obitorio (dopo che magari non e stato curato come una persona normale): i parenti del defunto accanto non lo vogliono: la figlia non mostra il benché minimo segno di pietà, neppure dopo la morte. È scomparso proprio il giorno del suo onomastico, S. Andrea, che ebbe una croce tutta sua (la croce di S. Andrea, appunto) a ricordarci che c’è una Croce diversa per ognuno di noi. La sua fu quella di essere giudicato solo carnefice, invece deve essere stato anche vittima.
Ho ancora nelle orecchie le parole della sorella della Signora morta per i sassi del cavalcavia: “Li odio, li odierò sempre”. Ora per la morte di Silvestro se ne sono sentite tante, Proviamo a riportarne alcune. Un Prete: “Vorrei vederlo morto”. Adesso sarà contento… il non proprio Reverendo! La gente: “Non vanno chiusi in carcere. Dateli a noi che li linciamo”. “I responsabili dell’eccidio andrebbero prima castrati e poi condannati all’ergastolo” (per raddoppiare la sicurezza della non reincidenza!?). “La pena di morte ci vuole”. “No, debbono marcire in carcere, in celle singole, senza conforto di nessuno, con una pena lenta e atroce”… Potremmo continuare. Ma basta per stare sgomenti. Al primo sdegno (che resta chiaro, come la solidarietà con le vittime e i familiari) se ne aggiunge ora un altro, che ci fa sentire una società doppiamente violenta. Ma è doveroso domandarsi il perché la comprensione e la pietà debbono essere a senso unico. Uno è o carnefice o vittima: perché non potrebbe essere in tempi o con persone diverse l’una e l’altra cosa? La società deve essere manichea, ci sono solo i buoni in tutto oppure sempre! Non c’è il “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”!.
Si possono tentare varie spiegazioni. La violenta tira violenza. In contraddizione con se stessa. “Non si deve ammazzare”. Ma tu hai ammazzato. Perciò noi ti ammazziamo, con la pena di morte. Il tuo sbaglio così finisce per legittimare il mio e tanti altri. Oppure: il sentimento offusca la ragione. L’emotività per la crudezza del delitto, ci spinge a chiedere giustamente giustizia e punizione (per chi ha agito liberamente); ma è facile scambiare la vendetta per giustizia. E anche si crede che ci possa essere un delitto tale da far perdere ogni diritto, compreso quello della vita. Ma (dato e non concesso che ci sia il diritto di infliggere la pena capitale) l’uomo ha mille diritti anche nell’attesa: di mangiare, dormire, non essre torturato, essere rispettato e trattato umanamente… Se no la terra sarebbe una giungla, che fa prevalere il diritto del più forte (che è proprio quello che vorremmo contrastare).
C’è poi anche l’impianto dualistico manicheo per cui la gente ti dice: “Da che parte stai? Con chi solidarizzi? Non sarai mica uno di loro?”. E per il timore di apparire conniventi, ci si schiera con quelli (i giustizieri) che attualmente sono i più forti, dimenticando che fino a ieri, magari, si fingeva di non sapere o di non dubitare, secondo la legge della perfetta omertà!
Le virtù che si debbono qui praticare dall’umanità sono: la giustizia e la pietà (se vogliamo, con l’aggiunta della misericordia cristiana). Anzitutto la giustizia, che vuole ridurre la violenza e non raddoppiarla. “Non si può fare violenza alla gente, perciò io la faccio a te”, è solo apparentemente giustizia, ma è invece emotività, legge del taglione, odio, vendetta, che innesca -magari- una spirale di violenza senza fine. I diritti da salvaguardare li hanno tutti, e debbono essere rispettati da tutti. C’è poi l’umanità e la pietà, che non può scattare a senso unico. Tutti hanno diritto al loro Avvocato difensore, al riconoscimento delle giuste attenuanti, perché potrebbero essere stati a loro volta vittime, prima di essere assassini.
Con la pietà a senso unico non estirpiamo la violenza, ma la foraggiamo, e il mondo diventa complessivamente più selvaggio. Proposito: decidiamoci a introdurre finalmente l’educazione sessuale a scuola, dialogando tra cattolici e laici. Provarci non deve essere più una colpa, ma un merito.
[immagine: Edvard Munch, autoritratto all’Inferno, 1903.]