Leandro Rossi per “Utopia possibile”, numero 48, maggio-giugno 1997, pp. 27-28
Il 26 giugno 1997 ricorre il trentesimo della morte di Don Milani, Ieri emarginato ed oggi Profeta. Profeta dei poveri e degli emarginati prima del concilio. Profeta di pace e contro ogni guerra. Profeta della obiezione di coscienza, quando “L’obbedienza non è più una virtù”. Profeta di una scuola diversa e alternativa, ma noi in questi trent’anni non ci siamo impegnati a rinnovare (la scuola privata), ma solo a chiedere i soldi per la scuola libera, nella quale non usiamo la libertà di educare veramente e in modo originale e profetico.
Lo stato lo ha processato per apologia di reato, assieme a quell’altro Profeta di nome Balducci. Don Milani attendeva un gesto della Chiesa in sua difesa, perché l’aveva sempre servita lealmente. ma attese inutilmente, benché stesse per morire. Viva il Card. Martini che ha riconosciuto Padre Turoldo in vita. Ma è la rondine che non fa primavera. Quando ha pubblicato le sue “Esperienze pastorali”, invece di lodare il Suo coraggio di dialogare ad alta voce e di cogliere l’occasione di un esame di coscienza, abbiamo diffidato come pericoloso il suo libro, perché la pastorale non subisse analisi critiche e potesse continuare ciecamente come prima.
Provate ad andare a Barbiana oggi e vi accorgerete in quale esilio sia stato confinato. Ci chiediamo il perché? Temevamo la sua intelligenza brillante? La sua condivisione con gli ultimi? La sua volontà di utilizzare la testa nella prassi pastorale? “Quieta non movere”. Ora almeno un esame di coscienza è obbligatorio. Lo credevamo un prete scomodo: era solo un bravo prete, profetico.
Ma a quanto pare non è la prima né l’ultima volta che noi “ecclesiastici” abbiamo fatto così. Quest’anno celebriamo il mezzo millennio dalla morte di Fra Gerolomo Savonarola: ieri eretico, impiccato e bruciato, domani Santo.
C’è il bicentenario della nascita di Antonio Rosmini, stimato dai Papi, Candidato al Cardinalato. ma inviso alla Curia. morto in odore di eresia, mentre è ora in odore di santità. Ma abbiamo fatto così anche con i laici. Ne posso elencare alcuni? II Galileo è troppo famoso: scienziato insigne, ma in pericolo di eresia e agli arresti domiciliari. Da notare che quando rispondeva ai teologi integrati che la Bibbia ci dice “non come va il cielo, ma come si va in cielo”, aveva ragione anche teologicamente!
Cesare Beccaria, nel suo “Dei delitti e delle pene voleva “umanizzare” le carceri e l’apparato penale, invece di complimentarci l’abbiamo messo all’indice. Ada Negri, la poetessa di Lodi, esprimeva la partecipazione umana per la classe umile, nella sua “Fatalità”. Non l’abbiamo ringraziata ma bollata come socialista e messa all’indice.
Giovanni Paolo II, in questi ultimi anni, ha chiesto perdono per alcune colpe storiche di persone della Chiesa ; ma se l’ha fatto lui perché non possiamo farlo anche noi? Se si fa del passato, perché non si può fare del presente? Voi dite che abbiamo appresa la lezione? Dubito proprio, Cito solo due casi, neanche i più famosi oggi. Il teologo Bof, che ha assunto anche come teologo la causa dei poveri (pestando logicamente i piedi ai ricchi latifondisti latino-americani), non ha avuto un episcopio o una medaglia, ma dichiarato “marxista”, così resta maledetta la sua teologia della liberazione (con buona pace del Papa che parla contro il neoliberismo poi senza essere creduto). Oggi marxista domani Profeta. Ancora Bernard Haering, grande teologo morale, studioso e santo per un’intera vita (ha ottantacinque anni). Mentre il cancro fisico lo rodeva nel corpo: dice: era più forte il cancro morale del Processo al S. Ufficio. Riceve oggi non il Cardinalato, ma le bacchettate. Domani riceverà da Dio l’aureola della santità, per l’amore critico alla Chiesa. Ma quando ci sveglieremo e la finiremo di fare la Pastorale del coccodrillo?