Leandro Rossi per “Utopia possibile”, numero 42, gennaio – febbraio 1996, p. 4 – 5.
Durante le ultime elezioni alcuni amici mi hanno chiesto per chi avrei votato. Lo ingenuamente, ho risposto. Apriti o cielo! Furono più i dissensi che i consensi. Allora mi sono consolato dicendo: profeti non hanno mai avuto un forte consenso popolare. Se no che profeti erano?”. Oggi mentre scrivo, sento odore di elezioni, e decido di pronunciarmi con la stampa, visto che non lo posso fare in chiesa. Di tacere non me la sento, non voglio chiudermi nella neutralità, perché, mentre Pilato si lavava le mani, il povero Cristo moriva. Ecco dunque il mio discorso per punti. Io uomo, cristiano, sacerdote cosa penso?
- Non c’è un solo partito politico da votare, neppure per i cristiani e i cattolici. Questo è detto espressamente oggi anche dalla Gerarchia ecclesiastica. E finalmente seppelliamo il vecchio collateralismo. Ma aggiungo subito che non mi sento in dovere di votare necessariamente neppure per un partito proveniente dalla vecchia D.C., per non ripetere l’errore del cinquantennio trascorso. Sono contento di non aver mai obbligato i fedeli a votare e proseguo oggi su questa linea. Sento forte l’eco delle parole di Don Milani, che liberava profeticamente i fedeli dal dover votare democristiano dicendo: “Non posso stare nel voto né con Dio senza i poveri, né con i poveri senza Dio”.
- Però, andando a votare, non mi posso dimenticare di essere cri stiano e di non volerlo essere solo con una verniciatura del momento. Non posso non tener presente che non devono essere insignificanti le posizioni che i partiti prendono su temi come la guerra e il disarmo, la Pace e la Non-violenza, la libertà religiosa di tutti e il pluralismo, la giustizia e lo stato sociale, la tolleranza e il perdono, l’emarginazione e la scelta dei poveri.
- Non dirò il partito per cui voterò (non lo so ancora). Dirò solo
che non posso fare la scelta conservatrice di destra, né la scelta moderata di centro, pur lasciando la libertà agli altri di pensarla diversamente. Questo mi detta la mia coscienza di credente. Nella liturgia e nella Bibbia leggo sempre che Dio sta dalla parte dei poveri, con gli orfani e con gli stranieri; che Cristo ha rivolto le sue beatitudini ai poveri e agli oppressi che persino la Madonna dice: “Dio ha deposto i potenti dai troni e ha innalzato gli umili”. Come potrei trovarmi con il Dio Mercato, con il Capitalismo selvaggio come dice opportunamente il Papa con chi teorizza la difesa del benessere dei benestanti e lo smantellamento dello stato sociale? “Siamo cristiani -dicono- siamo del centro moderato” Per loro forse è un vanto (questa moderazione interessata), per me sarebbe un insulto e un tradimento del Vangelo dei poveri e della Carità. - In conclusione allora per chi voto? Voterò per chi mi sembrerà sincero nel fare l’interesse dei poveri e non, i propri. Per Bertinotti. per D’Alema, per altri? Vedrò. Ma una cosa è certa. Dovrò verificare se le cose che dicono poi le fanno, o se faranno tutt’altro. Perché “i poveri si debbono servire: non dobbiamo servircene!”.
Con Don Milani vorrei concludere, come nella sua lettera al compagno Pipetta, insieme al quale aveva sognato e sperato “Compagno di sinistra, se arrivato al potere non farai quanto hai promesso o non agirai con giustizia, ricordati: lo ti tradirò”. Non abbiamo sposato delle persone: abbiamo sposato una causa, la scelta dei poveri, che ci sembra anche quella del Regno di Dio.
[immagine: Anton Mauve, Fishing boat on the beach (particolare), 1882.]