don Leandro Rossi, 18 luglio 1995, poi in “Utopia possibile”, numero 40, luglio – agosto / settembre – ottobre 1995, p. 14.
Alcuni direttori di Comunità hanno deciso di denunciare i centri sociali Cox e Leoncavallo di Milano per sit-in a base di hascisc e marijuana e di denunciare pure il Prefetto, il Questore, il Sindaco e il Presidente regionale di Milano per che non sono intervenuti a reprimere. nostro don Leandro si è rifiutato di firmare, invitando ad essere educatori” più che carabinieri. Ci sono mille motivi per staccarsi dallo spinello: le legnate non sono un buon motivo. Ecco il testo:
Carissimo fratello Attilio e carissimi colleghi, sono personalmente contrario allo spinello. Ma non posso condividere la vostra iniziativa di denuncia dei Centri Sociali e delle autorità cittadine. Siamo tutti educatori e credo tutti credenti. L’educazione non si basa sulla costrizione, ma sulla convinzione (il suo contrario). Per S. Tommaso d’Aquino la tolleranza è la principale virtù degli educatori. Se poi guardiamo alla fede, quella autentica e da annunciare, anche se non sempre praticata, troviamo che per la Fede non conta il Codice, ma il vangelo, l’annuncio gioioso e non armato di armi repressive. A questa tentazione abbiamo ceduto in passato; ma proprio per questo bisogna resistervi oggi su tutti i fronti.
Del resto come non vedere che quei gesti erano dettati da una scelta e da una lotta politica. Per quanto da noi non condivisibile, dobbiamo sentire il dovere di combatterci ad armi pari e non violente. Se per noi vale il principio di “ubbidire a Dio anziché agli uomini”, per loro questo si traduce cosi: “Ubbidire alla coscienza anziché alle leggi sbaiate”. E dove andrebbe a finire allora la giusta “disobbedienza civile” e la giusta “libertà di coscienza”? Qui le autorità vanno spronate a capire e non a reprimere.
Allora lasceremo che si condanni per uno spinello o poco più e non qui? No. Vedremo di chiedere clemenza e ascolto anche ai giudici. La parità si ristabilisce anche così. E le idee sbagliate si debellano solo con il confronto leale e con la convinzione. Vi prego, dunque, di non porre la mia firma sul vostro documento. Grazie.
don Leandro Rossi di “Famiglia Nuova”, 18 luglio 1995