Egisto Taino, 28 settembre 1994, poi in “Utopia possibile”, numero 35, settembre – ottobre 1994, p. 6.
A 10 giorni dalla scomparsa di Franco, persa perciò l’incredulità e lo smarrimento, affiora più limpido il dolore, pervade più profondamente il senso del distacco.
Ed esplode il calore del ricordo mischiato alla freddezza di un vuoto il piacere di un’amicizia preziosa non riesce ancora a rasserenare il buio di questa morte.
Si dissolve, è vero, l’immagine di Franco affaticato e malato, per lasciare il posto al Franco che per anni abbiamo conosciuto: dinamico, ma non frenetico, caloroso, ma non espansivo, sensibile, ma non debole, riservato, ma non scostante, disponibile, ma non formale, malinconico, ma pieno di idealità, generoso, ma senza esibizione.
E mi riappare il tuo sorriso sorridente velato da un’ombra di tristezza, la tua ricerca silenziosa di affetto e di comprensione e una ruga di solitudine che ti ha sempre accompagnato, la difficolta di una vita nonostante il successo e la notorietà. L’originalità, la creatività, la libertà, l’amore, sono state il motore delle tue scelte: ti è stato forse più facile applicarli nel lavoro che non nella tua vita personale.
Lavoro al quale eri devoto, ma al tempo stesso, consapevole della sua futilità.
L’hai trasformato in uno strumento di sensibilizzazione e di aiuto per chi soffre: non attraverso l’elemosina e la beneficenza regalando ciò che non serve e non piace, ma dichiarando la tua disponibilità ed offrendo le tue energie.
Rimarrai vivo in noi, e non solo nel ricordo, ogni volta che raccoglieremo questo messaggio, vivendo il piacere del donare: vicevera sentiremo la tua morte ogni volta che applicheremo l’egoismo ed il disinteresse.
La tua presenza è stata un dono, dacci la forza di donare la tua eredità.
[illustrazione: Jan Brueghel, Fiori in un vaso di legno, 1606]