Mauro Foroni per “Utopia possibile”, numero 9-10, maggio-giugno 1990, pp. 20-21.
Una strada costeggiata da due file di cipressi conduce alla villa di Montebuono, una costruzione ottocentesca che sorge sulla sommità del monte dal quale prende il nome. La struttura, che mantiene sia all’esterno che all’interno le belle caratteristiche architettoniche dell’epoca e si immerge armonicamente nell’ambiente naturale del Lago Trasimeno, è stata da poco ristrutturata in modo da avere: diverse camere con i servizi, sale da pranzo, una cucina attrezzata regolarmente, sala giochi, biblioteca, riscaldamento centralizzato. All’esterno, oltre al bellissimo giardino pensile sul lago, la villa è circondata da terrazzi digradanti coltivati ad olivi e vite. L’intera struttura è utilizzata da una delle comunità di Famiglia Nuova, per il recupero e il reinserimento di ex tossicodipendenti. Dopo i primi anni di permanenza, relativamente tranquilli, dove la comunità si è impegnata a rendere abitabile e vivo un luogo abbandonato da anni, con tutti gli ostacoli del degrado e della diffidenza dei vicini, i ragazzi residenti, ora l8 circa, si sono trovati a dover convivere con un nuovo ed indesiderato inquilino: “Il virus dell’AIDS”.
L’ottanta per cento dei residenti ora è sieropositivo e alcuni sono già affetti da infezioni opportunistiche.
Purtroppo i nostri politici hanno affrontato il fenomeno droga e la situazione AIDS, come sempre in modo conservatore e poco lungimirante: l’AIDS è un problema sanitario e viene fatta una legge ad hoc con potenziamento delle strutture ospedaliere (giustissimo). La droga è un altro problema quindi un’altra legge ad hoc (meno giusta) che regola tutta la situazione droga, comunità comprese.
È evidente che, chi fa le leggi non si avvale abbastanza della collaborazione di chi vive i problemi in prima persona. Abituati ad una società parcellizzata e specializzata, come la medicina che cura la parte senza considerare il tutto, si tralascia l’aspetto umano globale con tutti i suoi risvolti psicologici, sanitari, sociali di tanti giovani tossicodipendenti, inseriti in una struttura terapeutica comunitaria, e malati di AIDS.
È proprio da questa esigenza umana di unione vissuta concretamente ogni giorno che nasce questo progetto, ancora unico in Italia, per Montebuono.
Per chi conosce le patologie legate all’infezione da HIV il paziente affetto dal virus attraversa una serie diversa ed individuale di sintomi: uno stato di semplice positività asintomatica, dove la persona anche se affetta da HIV non, presenta patologie, può svolgere una vita normale salvo un controllo medico periodico più o meno ravvicinato; uno stadio di sieropositività con esami clinici generali che denunciano una progressione dell’infezione, anche questi, possono condurre una vita normale, con un controllo ogni 15 giorni per la somministrazione del farmaco AZT, infine il controllo generale e il ritorno in ospedale dopo 48 ore per la verifica dei test immunitari e la somministrazione di un altro farmaco preventivo per aereosol; vi è un altro stadio di sieropositività al quale si aggiungono periodi più o meno lunghi di piccole patologie: febbri eritemi – stanchezza fisica ecc… Anche questi ragazzi compatibilmente con periodi di ospedalizzazione o di indisposizione, possono senza sottoporsi ad eccessivi sforzi condurre una vita quasi normale. C’è poi chi è già affetto da una di quelle infezioni opportunistiche che rientrano nell’elenco di quelle che definiscono l'”AIDS conclamato” e sono una serie di malattie diverse per cui chi ne è affetto, alterna per alcuni anni fasi acute da dover essere ricoverato, a fasi di relativo benessere. Le terapie sono tutte farmacologiche e raramente c’è bisogno di interventi chirurgici. Spesso i ragazzi si trovano a dover trascorrere mesi in una stanza d’ospedale esclusivamente per la somministrazione di farmaci, sotto controllo, pur avendo condizioni fisiche generali che gli permetterebbero di continuare a vivere con altri fratelli nell’ambiente comunitario.
In comunità ormai da un po’ di tempo il recarsi in ospedale a Perugia è giornaliero: controlli periodici, qualcuno ricoverato, qualcuno da ricoverare urgentemente.
Ora da queste necessità ed avendo a disposizione una struttura come Montebuono, è scaturito il progetto di utilizzare la villa per il day-hospital (visite saltuarie), le degenze per terapie mediche prolungate e la lunga degenza. Le stanze sono già idonee, avrebbero solo bisogno di un arredo adeguato. Le spese maggiori a livello strutture sarebbero: la realizzazione di un ascensore per raggiungere le camere dei piani superiori; l’ultimazione dell’impianto elettrico con quadro luminoso e campanelli nelle stanze; un ambulatorio e una serie di piccole strumentazioni per visite e pronto intervento. Sarebbe poi necessaria una convenzione con l’USSL che garantisse la presenza costante di almeno un infermiere professionale e saltuaria di un medico.
Si potrebbero cosi evitare, concentrando le visite in un giorno alla settimana, giorni ed ore in attesa in ospedale magari con qualcuno febbricitante seduto a lungo su una sedia in corridoio. Si potrebbero evitare lunghe degenze in ospedale solo per una terapia farmacologica che può essere somministrata da un infermiere professionale con il controllo settimanale di un medico, limitando i rischi di depressione psichica causati da lunghi ricoveri, quando invece il ragazzo, finita la terapia, (spesso una o due flebo al giorno) può vivere in un ambiente più umano con i fratelli e potendo eseguire piccoli lavoretti nel giardino, in casa, nella tipografia.
Accanto alla villa c’è poi una dependance con 5 camere che possono ospitare volontari o ragazzi della comunità stessa interessati a collaborare all’iniziativa.
I ragazzi appartenenti alla comunità che non necessitano di cure immediate potrebbero vivere nella casa colonica da ristrutturare (circa 30 posti letto). Questi ragazzi vivrebbero a poca distanza dalla villa, nello stesso ambiente, condividendo spazi, lavoro nei campi, in tipografia e momenti in comune, in modo tale da non far sentire emarginato e senza scopo chi ha dei ritmi diversi.
L’ultimo progetto di Montebuono, quasi realizzato, prevede una comunità di reinserimento, utilizzando un altro rustico accanto alla villa con 6 posti letto. Le annesse stalle potranno essere utilizzate per la realizzazione di un maneggio. Quest’ultimo progetto darà cosi la possibilità a chi, malato o no, sarà già in grado di progettare un futuro.
[immagine: Elihu Vedder, Un posto tranquillo, in riva al lago Trasimeno, i giorni di Montecolognola (Ovini al pascolo sul Lago Trasimeno), 1879, particolare.]