Mauro Foroni per “Utopia possibile”, numero 9-10, maggio-giugno 1990., pp. 18-19.
Montebuono di Magione deve avere certamente una storia, se si trova su tutte le cartine, malgrado l’esiguità del suo territorio. Di questa vi parleremo in seguito. Qui trattiamo la sua storia recente, della storia degli anni ’80. La società cooperativa ICLEU di Buccinasco, per l’edilizia popolare, ebbe dei momenti fortunati e riuscì ad accantonare qualcosa, sotto la presidenza del grande Barbot. Nell’84 decise così di investire in quel di Montebuono, sul Trasimeno, in una stupenda villa ottocentesca (prendendo anche la fregatura dei padroni che valutarono 150 milioni mobili non antichi di ben altro valore).
Destinata a scopi sociali e umanitari, fu offerta prima a Mons. Pagani, Arcivescovo di Perugia, che rinunciò non sapendo come utilizzarla. Fu offerta allora a Don Leandro per le attività di Famiglia Nuova, che – più ingenuo di un Vescovo – l’accettò, dicendo: “Non ci ha mai regalato niente nessuno, neppure in uso, sono riconoscente a Corrado Barbot, alla Coop. ICLEU e molto fiducioso nella provvidenza”. Ciò avvenne nell’estate 1985.
Quando ci insediammo, nel luglio di quell’anno, era avvenuto da appena un mese un incendio nelle adiacenze. Qualcuno incolpò la comunità. Come se non bastasse abbatté un albero sulla via. che conduce alla vicina cascina e vi fece scaricare tre camion di terra, come ad erigere un muro. Leandro commentò: “Ma il muro di Berlino non l’hanno fatto i comunisti? Come mai qui l’hanno fatto i socialisti?” Ma è normale l’avversione iniziale, tanto è vero che quello diventò un buon amico della comunità.
La società proprietaria di Montebuono è la Edil S.Giorgio di Milano. Chiese un mutuo quindicennale alla Banca Nazionale dell’ Agricoltura per mettere in ordine la colossale villa, fornendola di serramenta convenienti, di impianto di riscaldamento adeguato e di servizi interni alle camere, con un mutuo di 300 milioni ( ma le spese hanno superato i 400). Per la collina e la villa furono spesi circa un miliardo e 400 milioni di lire, ma oggi la villa vale più di due miliardi.
I ragazzi di Famiglia Nuova vi si trovano da cinque anni. Ora, sono venti. Ma lo spazio consente di ospitarne anche più di cinquanta, costruendo una piccola S. Patrignano, anche per sieropositivi.
Il progetto verrà illustrato in un articolo a parte, e ci pare sempre più il progetto giusto al momento giusto.
Proprio ora, però, ecco le difficoltà. L’ICLEU, nel frattempo, è andata in perdita e arranca per tentare di uscirne. L’incaricato di operare il miracolo è l’indu striale abile e generoso, Antonio Porta di Abbiategrasso. Questi parte con impegno. Un grosso industriale creditore della Coop. ICLEU, dice: “Datemi Montebuono e mi basta, azzeriamo tutto”. Il Porta replica pronto: “Come? Tu dai un miliardo all’anno a Padre Eligio per i suoi tossici; ne dai un altro a suo fratello Don Pierino Gelmini, e per la stessa cifra mi vuoi strozzare Famiglia Nuova, che ha le stesse finalità?”. E con estrema lucidità, il Porta mi dice: “É giusto cercare di salvare l’ICLEU, e sto facendo il possibile. Ma è ancora più necessario salvare Montebuono, specie ora che avete un grosso progetto per aiutare i malati di AIDS e umanizzare il loro trattamento terapeutico”.
Ma la matematica non è un’opinione. Una società è comandata da chi ha almeno il 51% delle azioni; e per l’Edil S.Giorgio ci vogliono 750 milioni. “Pagare o partire”, questo è il motto. Gli ammalati già ci sono e quelli che dovrebbero venire – a convivere con i sani -(perché non è comunità terminale), perché non possono o non vogliono restare in famiglia ( per piangere soltanto assieme alla madre), ci chiedono che abbiamo ad osare. Se vuoi costruire, fa prima i conti, ci dice il Vangelo. Ma ci spinge pure a confidare nella Provvidenza, che non sta nei computers!
Sicché Famiglia Nuova ha deciso. Leandro, sempre tanto ingenuamente candido, è diventato un piccolo “Berlusconi”. Qualcosa ha dato in contanti, il resto lo ha versato in cambiali. Ha dato ordine di ristrutturare la parte abitativa della cascina, per recuperare un’altra ventina di posti. Per giunta deve provvedere all’adeguamento strutturale (=ascensore) e alle attrezzature medico-sanitarie. Il progetto è ambizioso.
Gli amici sono pochi. le spese sono molte. Ma il conto alla rovescia è partito. L’attuazione sta per iniziare. Confidiamo molto negli aiuti della Provvidenza, che si manifesteranno sia nel pubblico che nel privato. In fondo, il trattamento umano (in day hospital e in clinica di lungodegenza) di poveri malati vale più dei miliardi.
Oggi torna Gennaro dall’Ospedale. La sua contentezza di trovarsi a “vivere” con noi vale bene un po’ di sacrifici e di generosità!