Peppo (Giuseppe Castelvecchio) per “Utopia possibile”, numero 8, marzo-aprile 1990, pp. 22-23.
È la prima “figlia” di Comunità Famiglia Nuova, nata il 25 aprile 1982 (ricordo ancora il giorno dell’inaugurazione con la messa celebrata da Don Leandro all’aperto, alla presenza di un folto gruppo di amici della comunità; dei primi ragazzi arrivati da poco e guidati da Sergio, obbiettore di coscienza, che lo scorso anno è diventato padre Sergio, saveriano; e di poche persone di Vidardo, molto timorose e sospettose per quanto stava succedendo. A quel tempo la comunità di recupero di tossicodipendenti era ancora un tabù per la maggior parte delle persone.
Quel giorno, dopo aver sbagliato strada più volte, in paese, sono riuscito ugualmente ad arrivare in tempo per l’inizio della manifestazione e subito mi ha colpito la caratteristica della vecchia casa di campagna, un po’ “lasciata andare”; le acque molto sporche del Lambro che racchiude, in un ansa, la cascina; il profumo caratteristico del fieno maggengo, pronto per essere imballato; il tipico odore della presenza di una porcilaia.
Mi sono dilungato un momento su quel giorno, perché è stato, anche per me, l’inizio di un nuovo cammino di vita. Non sapevo ancora che qui avrebbe avuto inizio la mia nuova esperienza in comunità, ma subito il posto mi è piaciuto e diverse volte ci sono tornato, solo o con amici, fino a quando nell’estate del 1984 mi sono trapiantato definitivamente (in una delle casette prefabbricate smontate dai ragazzi della comunità in Friuli, dopo gli anni di emergenza a causa del terremoto del 1976 e rimontate nelle nostre comunità) a Monte Oliveto.
La piccola storia di Monte Oliveto ricalca, nelle diverse fasi evolutive, il medisimo cammino di tante nuove comunità sorte tra l’inizio degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90.
Don Leandro, dopo aver preso la coraggiosa decisione di trasformare la casa parrocchiale di Cadilana in comunità “Famiglia Nuova”, si è trovato ben presto nella necessità di trovare un’altra abitazione, poiché i ragazzi che chiedevano aiuto per uscire dalla tossicodipendenza aumentavano di giorno in giorno. Le promesse d’aiuto anche da parte delle strutture pubbliche, non sono mancate, ma con il passare del tempo non si concretizzava niente. Tale situazione di stallo a spinto Leandro a muoversi in prima persona a cercare, in tutto il Lodigiano, una cascina, fino a quando è approdato a Monte Oliveto. Il prezzo della struttura non era dei più accessibili e le difficoltà da superare, sia da parte dei proprietari confinanti; sia da parte di buona parte della popo1azione di Vidardo, non erano poche, ma la capacità di Leandro, soprattutto di fronte a una scelta giusta e profetica, l’ha spuntata.
Ormai sono passati numerosi ragazzi da Monte Oliveto: ad oggi il numero è di 120; di alcuni si sono perse le tracce (segnale certamente non positivo), qualcuno è già morto (Aids o overdose), ma un gruppo, soprattutto in questi anni, sta affrontando una nuova esistenza. Proprio da questa constatazione la comunità si sta spostando sempre di più, come impegno, verso il preinserimento nella società. In questo momento esistono all’interno di Monte Oliveto due gruppi di persone: la comunità vera e propria ed il preinserimento, con lo sforzo di tutti per riuscire ugualmente a vivere i valori fondamentali di Famiglia Nuova. Per quanti vivono l’esperienza di comunità l’impegno quotidiano ha, come obiettivo, la conduzione della cascina (stalla, porcilaia, pollaio, orto, erba, fieno e legna); a queste attività basilari si sono aggiunte negli anni la lavorazione del latte (formaggi) e soprattutto la produzione dei salumi.
Prima di concludere mi sembra opportuno presentare, brevemente, gli attuali abitanti di Monte Oliveto: Renzo, l’unico presente dai primi tempi della comunità che nonostante che sia in carrozzella, è sempre disponibile per la pulizia della verdura; Imelda, la “mamet” adottiva, che ormai ha messo le radici; Federico, l’obbiettore che ci sta lasciando; Giovanni, Angelo, Aldo, Michelangelo, Vincenzo e Battista che stanno vivendo la comunità a tempo pieno; Enzo, Pietro, Emanuele, Mari che con Egisto hanno iniziato il preinserimento; Roberto che sta cercando, dopo il lavoro anche una casa; Ambrogio che è ancora con noi al pranzo di mezzogiorno, quando stacca dal lavoro; ed infine Peppo e Teresa con i piccoli Irene ed Enrico che, oltre il lavoro condividono, con tutti la vita di comunità. Da quando esiste Monte Oliveto si sono stretti attorno alla comunità numerosi amici: da Devizzi al dott. Tornielli (veterinario); da Peppo Pastori a Cilano; da P. Rozza a P. Pisati a cui ci rivolgiamo per i vari bisogni (urgenti o meno); inoltre sono molto vicini Antonio, Giorgio, Mario, Angelo, Giulio, Carlo con le rispettive famiglie ed infine Leo con Antonella ed ora anche Luca, Claudio con Camilla ed ora anche Francesca; Tonino e Vita; Gigi con Chicca e Samuele, Gigi, Carlo.
Un grazie di cuore anche alla Motta, che, in occasione delle festività, da anni, non si dimentica mai di noi.