Angioletta Rossi per “Utopia possibile”, numero 8, marzo-aprile 1990, p. 13.
Ci sono giorni in cui tutto sembra andare di traverso: il cielo tetro lascia cadere una pioggerella, insistente, il morale è a terra per incomprensioni varie, qualche notizia poco rassicurante relativa ai ragazzi usciti dalla comunità, i giudizi di persone che pensano solo al proprio tornaconto ecc. ecc.
E allora vien da pensare: il mio lavoro, signore è proprio inutile? Ma anche a te, sulla croce, sono sfilati davanti tutti quelli che non avrebbero accettato il tuo messaggio, quelli per i quali saresti morto inutilmente e non per questo ti sei lasciato scoraggiare.
O signore aiuta tutti gli uomini che hanno capito l’importanza dell’amore nella vita e nel rapporto interpersonale e non lasciarsi vincere dall’egoismo, e continuare nel loro ideale utopico senza abbattersi per le difficoltà e le incomprensioni.
Quanto sarebbe bello che ciascuno si sforzasse di andare d’accordo con chi gli vive a fianco, di risolvere certi contrasti apparentemente insuperabili, di fare il primo passo verso l’avversario incallito! E poi, via via, si sentirebbe il dovere di tendere la mano a chi, più sfortunato di lui, è in difficoltà.
Quanti poveri lazzari hanno bisogno delle briciole della nostra mensa per non morire di fame! E noi come possiamo sentirci a posto in coscienza se ci abbandoniamo al consumismo più irrazionale invece di aiutare chi è nel bisogno? La misura dell’onore è ormai senza misura, come hai fatto tu, signore, all’olocaustico. Come possiamo dirci tuoi seguaci, o anche soltanto uomini se a noi non importa proprio niente che tanta gente muoia di fame, non abbia un tetto, un letto su cui stendere le membra stanche?
Siamo contenti che l’est abbia cambiato rotta e noi quando capiremo che l’amore vale molto di più del denaro, del piacere, del potere?
Quanta gente a sud dell’equatore vive nelle più squallide miserie perché noi la sfruttiamo in modo disumano, rinfocoliamo con le nostre armi le loro divergenze anziché aiutarli fraternamente a sopravvivere. O signore, suscita nel cuore di chi si dice credente una fiammella del tuo amore che sappia far divampare un grade incendio in modo che tutta l’umanità risorga ad una vita umana.
Ora non piove più: il sole è tornato a splendere in cielo.
[immagine: immagine: Vilhelm Hammershøi, La sorella Anna, 1885, particolare.]