Leandro Rossi per “Utopia possibile”, numero 8, marzo-aprile 1990, pp. 4-5.
Il principio c’era l’utopia cristiana di cui parla il libro degli Atti. I primi cristiani erano un cuor solo e un’anima sola e mettevano in comune tutti i beni. Non c’era tra loro distinzione tra ricchi e poveri. Il Cristianesimo fu forse il primo comunismo della storia.
Vennero i ricchi e i poveri, le autorità e i sudditi, i feudatari e i servi della gleba… fino alla teorizzazione del capitalismo: “La fabbrica è mia e me la gestisco io, solo in funzione del profitto mio!”. Così, nel secolo scorso, l’oppressione del ricco sul povero divenne massima, tanto che anche il Papa Leone alla fine del secolo dovette condannarla.
Circa mezzo secolo prima Carlo Marx denunciò lo sfruttamento capitalistico, inventando una sua teoria sull’andamento inevitabile della storia e sul modo di affrettarlo. Purtroppo la sua denuncia profetica poté essere definita materialistica e atea, sicché tanti capitalisti (e non solo) riuscirono a svuotarla e a squalificarla.
Ma le sue disgrazie non finirono qui. La Russia la fece propria e cercò di imporla in tutto l’Est europeo, cosi come fu trapiantata in Cina e altrove. Ne nacque il socialismo reale che non attuò la sana utopia comunista, bensì la tradì completamente, sostituendo al capitalismo privato quello di stato, la società restò profondamente gerarchizzata e con classi sociali, con politici (e i burocrati) che tenevano il posto dei capitalisti. Il popolo dovette sopportare l’arbitrio e la miseria. I capitalisti ebbero cosi buon gioco nello squalificare il loro antagonista, che ne ripeteva però le gesta e i crimini.
Ed ecco arrivare il “Socialismo dal volto umano”, prima anticipato nella primavera di Praga e da Kruscev e poi realizzato da Gorbaciov, che rinuncia alla guida del “partito” e offre l’occasione paesi dell’est di liberarsi dai loro capi e dalla guida comunista. Dovremmo essere contenti: riaprono le chiese, si riaffaccia la democrazia, si converte la Russia, come aveva predetto lo spirito profetico di Giorgio Lapira? E invece no. Vi spiego il perché.
La rivincita consumistico-capitalistica
Secondo noi all’Est non ha vinto Dio, nè ha vinto la democrazia. Ma ha vinto la massificazione del profitto. Ha vinto la voglia consumistica di imitare l’Occidente nella grossa disponibilità di beni di consumo. Non hanno vinto coloro che dicevano giustamente assurda la competizione e spartizione del mondo in due sfere: Est e Ovest. Ha vinto l’Ovest, che riuscirà ad imporre anche all’Est il libero mercato e con esso il suo “Beati i ricchi”. E non ha perso neppure soprattutto l’Est, ma ha perso il Sud da parte dell’Ovest. Ora l’Est vuole imitarlo. Ma l’Est, dimenticando il Sud, dimentica per ciò stesso la propria ragione di esistere. Infatti il marxismo e il comunismo erano sorti per contrastare, attraverso la solidarietà della classe degli Oppressi, la classe degli oppressori, che li opprimeva con uno sfruttamento selvaggio e allucinante. Andare oltre il comunismo non è tornare al prima, cioè al capitalismo reale, che è peggiore del socialismo reale. Se “loro” (= l’Est) hanno torto; non vuol dire che “noi” abbiamo ragione. Il nostro materialismo è peggio del comunismo. Nella civiltà del mercato c’è ateismo pratico. Non si nega Dio, si fa peggio: lo si usa!
La stessa chiesa pensante sembra dimostrarsi più preoccupata che contenta di questa “conversione della Russia”. Come si parlò di un socialismo reale (che smentiva la ideologia) si potrebbe parlare di una democrazia non reale ma apparente nel nostro mondo occidentale, ove “Amnesty International” denuncia spesso intimidazioni e persino torture. Per il Papa sarebbe un guaio se il mondo dell’Est accettasse i nostri controvalori, come l’individualismo e l’edonismo, il razzismo e il materialismo pratico. Il crollo del comunismo (non reale, ma ideale) può impoverirci appunto di idealità di cui abbiamo bisogno come uomini e come credenti, ideali per i quali sia “noi” che “loro” eravamo disposti a pagare con il carcere, con il confino e con la stessa vita. Non vorremmo che con la morte del comunismo si spegnesse anche l’ultima speranza di un mondo solidale e umano. Ex compagni e neo cristiani dovremmo essere d’accordo e insieme nel proclamare la sana utopia comunista e il sano ideale evangelico di “beati i poveri”.
[immagine: Gustavs Klucis, Il corpo d’urto del proletariato mondiale, 1931, particolare.]