dalla Comunità di Montebuono per “Utopia possibile”, numero 2, marzo 1989, p. 7.
Spentosi il clamore suscitato dalla presentazione del nuovo disegno di legge sulle tossicodipendenze, il problema droga è tornato nell’ombra e la macchina perversa del nostro sistema giudiziario avanza cieca, sommersa dalle sue scartoffie, dalla sua ottusità, denunciando come sempre l’iconsistenza dei bei propositi espressi dai legislatori.
Un nostro compagno si accinge a passare le sue notti nella cella di un carcere, anziché nella sua camera distante 500 km, perché la sezione di sorveglianza del tribunale di Milano ha ritenuto che la notte in carcere fosse più educativa e sicura della notte in comunità. Un ragazzo, dopo più di un anno di comunità terapeutica; nella quale ha ricominciato a godere una vita serena e tranquilla, alla ricerca di uno scopo e di un equilibrio, per ridisegnare il proprio futuro, per un vecchio minimo e irrisorio precedente penale può vedersi sconvolta la vita.
Ancora una volta la classe politica sta cercando di far passare una legge truffa: prevenzione, recupero, appoggio alle comunità terapeutiche, lotta ai grossi narcotrafficanti, sono solo fumosi e vuoti paraventi, dietro cui mascherare i veri intenti repressivi, di uno stato, che, malato e fatiscente, ricorre al pericoloso mezzo della repressione, piuttosto che ammettere la propria impotenza di fronte ad un male le cui cause sono ormai radicate dentro ai suoi apparati. Per questo noi ci sentiamo di dire che è ora di FINIRLA!!!!!!
È ora che, uno stato, responsabile e servo di un sistema sociale basato sull’indifferenza sulla competitività sul consumismo e sulla folle rincorsa ad un effimero benessere, causa di radicali forme di emarginazione e nuove forme di povertà ed alienazione, si assuma le proprie responsabilità. Se proprio non è in grado di fornire risposte. efficaci, o non ha la volontà di farlo, lasci che quei pochi che, volontaristicamente, sono impegnati nell’affrontare i gravi danni, provocati da questo sconquassò sociale, possano svolgere liberamente il proprio lavoro.
Speriamo, che, in un futuro non molto lontano (anche se nutriamo seri dubbi), qualsiasi uomo che voglia ritrovarsi e lotta per riappropriarsi della propria identità, non venga più ostacolato dall’ottusità che qualsiasi forma di potere manifesta sempre di fronte al singolo, e che la linea della repressione non faccia più parte delle leggi di una società civile.
Sant’Arcangelo di Magione (PG)
[immagine: Francis Greenway, Scena dalla prigione di Bristol, 1812, particolare.]