8 marzo 2025. Festa della donna e introduzione nell’ordinamento giuridico italiano del reato di femminicidio.
I corsi nelle scuole per educare i giovanissimi alla “buona” affettività ancorchè utili nell’immediato, nel tempo forse avrebbero promosso un mutamento di opinione: lento e magari ancora reversibile, ma il processo di cambiamento degli atteggiamenti di disparità tra i generi, è già in corso: è quindi inesorabile. I corsi nelle scuole per il consenso e per l’amabilità reciproca avrebbero dato forma alla sostanza che molti uomini e molte donne riteniamo ormai inarrestabile. Una parità almeno formale sulla carta, una “uguaglianza” sindacale e salariale nel portafoglio che fissi una linea di partenza per un cambiamento nelle questioni della vita reale.
Ma ecco il coniglio spelacchiato dal cilindro della “comandante in carica”: si estrae e sbandiera, a mo’ di sciabola comunicativa: “Ergastolo per chi commette femminicidio”, senza i famosi se e ma. Il delitto di genere smette di essere solo un’aggravante e diventa un reato autonomo. Pene più severe anche per gli altri delitti tipici da codice rosso. Smettiamo di credere nel cambiamento culturale e, come per altri temi, preferiamo punire che educare. Un mondo diverso, semplificato in quattro e quattr’otto da governatori e governatrici che guardano a breve: plauso generale. Problema irrisolto.
È davvero un giorno di festa?
Bruno