Paola Arensi per, “Libertà”, 15 marzo 2021, p.21.
La cooperativa sociale Famiglia Nuova celebra l’importante traguardo rendendo omaggio al sacerdote di Guardamiglio che ne fu il fondatore.
Compie 40 anni la cooperativa sociale Famiglia Nuova di Lodi, una realtà che si occupa di situazioni di povertà, fragilità e disagio, nata per intuizione del compianto don Leandro Rossi di Guardamiglio.
Un anniversario che sarà celebrato con spettacoli teatrali, webinar e opere artistiche grazie al patrocinio e sostegno di vari enti e istituzioni tra cui Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Impresa sociale Con i bambini. «Speriamo di ottenere altri sostegni, anche simbolici, come segno di condivisione della strada percorsa», auspica la presidente Mariarosa Devecchi.
Per la presidente «compiere quarant’anni è un traguardo importante e l’idea dei 21 soci fondatori e le intenzioni di don Leandro, tra cui l’accoglienza, la sospensione del giudizio e gli sguardi su fragilità e povertà ci stimolano a continuare a guardare avanti».
Nato a Guardamiglio il 3 agosto 1933 da una famiglia contadina, don Leandro Rossi era stato ordinato prete il 15 giugno 1957. Aveva conseguito due lauree, una in Diritto Canonico e una in Teologia Morale. Fin da subito dovette far fronte alla difficoltà di conciliare la propria formazione teologica tradizionale con la personale propensione ad accogliere un mondo in trasformazione.
La storia di Famiglia Nuova è legata al percorso di impegno sociale realizzato negli anni dal sacerdote (che si è spento nel 2003 in una delle sue comunità) ampliato da Egisto Taino e consolidato da Severino Berneri.
Fu nel 1979 che don Leandro accolse nella canonica di Cadilana il primo tossicodipendente. È stato l’inizio di un percorso che ha originato diverse organizzazioni. Da principio l’associazione di volontariato “Comunità Famiglia Nuova” contro le dipendenze. Dal volontariato sono poi nate le prime esperienze di impresa sociale e nel 1981 è stata costituita la cooperativa Famiglia Nuova.
Poi il sacerdote ha deciso di costituire con il proprio patrimonio personale la Fondazione Don Leandro Rossi onlus che ha per scopo la promozione della cultura dell’accoglienza e la realizzazione di un centro studi, luogo di pensiero sociale e pedagogico fruibile da tutto il territorio.
È nata una comunità terapeutica residenziale nella quale si dedicavano dei posti alla difficoltà psichiatrica e nel tempo si sono aggiunti servizi educativi, accoglienza migranti, lotta contro nuove dipendenze, sostegno per povertà e altro ancora. Tra le sue strutture la coop sociale ne ha una a Cornovecchio e una a Pianello, in Valtidone.
Continua anche il progetto di educava di strada che effettua nel Piacentino con l’Associazione LaRicerca e il Sert di Piacenza, grazie ai fondi sulle dipendenze.
Le nuove sfide, secondo la responsabile, sono due in particolare: le vulnerabilità psichiche che colpiscono i migranti e il disagio tra gli adolescenti. «I migranti – spiega Devecchi – hanno percorsi segnati anche solo da nostalgie profonde che producono depressioni e dobbiamo prepararci a gestirli. Il disagio minorile, invece, è già un problema oggi: giovani e adolescenti non hanno più stimoli e luoghi loro e non si entusiasmano più. Sono diventati invisibili e dopo la pandemia sarà peggio. Si auto-organizzano e spesso così compiono percorsi rischiosi».