don Leandro Rossi per “Utopia possibile”, numero 40, luglio – agosto / settembre – ottobre 1995, p. 23.
Sul problema del crocifisso nelle scuole e negli uffici pubblici, vorrei dire la mia da bravo cristiano che la pensa a modo proprio. Dalla Germania, il problema è rimbalzato subito anche in Italia, ove la dialettica tra laicismo e sana laicità (che è valore cristiano) non è ancora tramontata. Chi è che sbaglia? Il laicismo a partire lancia in resta; o i cattolici integristi ad opporvisi risolutamente? Chi ha ragione? Chi dice, da un lato, che il Vaticano non vuol riconoscere anche qui il pluralismo, vuol mantenere un privilegio e sancire una discriminazione: o chi d’altro canto fa del vittimismo, torna nella cittadella assediata dai nemici, parla come se si volesse ammazzare ancora il povero Cristo?
Io mi trovo qui, come in tante questioni infuocate né con gli uni né con gli altri, ma su di una terza posizione che avvicina le estreme. Eccola. Al Crocifisso ci tengo molto, ma al simbolo un po’ meno e allo sbandierarlo meno ancora. Non è mai il caso di fare una guerra o di dibattere muro contro muro, meno che mai per un povero Cristo che è già morto innocente!
Gesù Crocifisso è il simbolo degli oppressi (e quindi vale per tutti); ma se lo manteniamo contro voglia rischia di diventare (per la nostra stupidità di credenti) il simbolo degli oppressori che rivendicano privilegi. È un segno dei tempi nuovi la vera laicità dello stato, la libertà religiosa anche dell’incredulo, il rispetto di una società sempre più multietnica. Perché. Non cogliere l’occasione per affermarlo a fatti e non a parole? Per il vero credente, Gesù è presente in ogni persona, specie se povera, oppressa come un povero Cristo. Ci teniamo soprattutto a mantenere Cristo presente nel nostro cuore e non appeso alla parete a dispetto dei santi.
Si potrebbe dire, con i Presidi, che il Crocifisso non va imposto ne vietato ma la decisione di esporlo va lasciata alla autonomia dei singoli istituti, anzi delle singole classi. Così – aggiungiamo noi – gli alunni si chiederanno chi veramente è, da che parte stava, chi l’ha ammazzato. Cosi si accorgeranno dell’ingiusta pena di morte che subì, per invidia dei rappresentanti religiosi, che fu povero tra i poveri, uomo davvero libero, che ci portò la libertà, non certo perché la negassimo ai nostri fratelli.
[illustrazione: Puccio Capanna, Crocefissione, 1330.]