Il 7 marzo nella Sala del Consiglio del Palazzo della Provincia di Perugia si è tenuta la presentazione della 34esima edizione del Dossier Statistico Immigrazione 2024. Un evento organizzato dalla Regione Umbria, dall’ANCI e dal Centro Studi e Ricerche IDOS.
A fronte dei dati reali sull’immigrazione, i relatori hanno voluto decostruire il senso di paura legato al fenomeno. Secondo quanto detto da Fabio Barcaioli, assessore regionale all’istruzione e alla formazione, al welfare, alle politiche abitative, alle politiche giovanili, alla partecipazione, alla pace e alla cooperazione internazionale, per esempio, il lavoro delle donne straniere è molto più una risorsa sociale in quanto contribuisce al welfare sociale con la cura e l’assistenza della persona. Per questo il loro lavoro dovrebbe essere protetto dallo sfruttamento attraverso politiche sociali che tutelino le donne e il loro lavoro.
È la percezione che si ha del fenomeno che stride con i dati reali che deve essere decostruita insieme alle politiche di integrazione. Viviana Altamura di ANCI Umbria elenca i progetti avviati nella regione che sono esempi di corretta presa in carico dell’accoglienza alle persone straniere. I SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), in raccordo coi Comuni, di cui Famiglia Nuova è presente sui territori del Trasimeno, così come il FAMI S.A.F.E., in partnership con l’ASL del territorio, e poi IRIS, IMPACT 2, Umbria Legale e Sicura, sono progetti che lavorano affinchè i processi di integrazione sociale diventino permanenti e strutturati.
Ma non bastano questi progetti a decostruire quello che viene visto come una minaccia. È la politica che si deve inserire non come megafono delle paure ma lavorando sulla percezione che si ha del fenomeno. Il rettore dell’Università degli Stranieri di Perugia, Valerio De Cesaris, racconta proprio come questa errata percezione sull’immigrazione riguardi anche la sovrastima che si ha sul numero reale degli immigrati presenti sul territorio e sul numero di musulmani fra questi. Ma proprio questa sovrastima, che genera paura, è stata la politica stessa a crearla sin già dagli anni 80 e 90. Mentre gli altri Paesi EU hanno un modello di migrazione, il rettore si sofferma sulla necessità di svilupparne uno proprio, ad esempio, la Francia, seppur opinabile, segue un modello assimilazionista. Sorge una riflessione in merito, effettivamente, quale potrebbe essere il nostro attualmente? In Italia, storicamente, l’approccio è sempre stato più reattivo, focalizzandosi sull’emergenza e sull’assistenza, piuttosto che su un vero e proprio piano di integrazione a lungo termine. Tuttavia, con l’aumento della presenza di migranti e la loro integrazione nella società, è fondamentale riflettere su un modello che possa favorire una convivenza armoniosa e produttiva. Sembra quasi che, al momento, i nostri migranti ci stiano restituendo questa forma di assistenza nei confronti di una popolazione che invecchia sempre più.
Luca Di Sciullo e Roberta Maria Aricò, rispettivamente presidente e ricercatrice del Centro Studi e Ricerche IDOS, presentando i dati reali, hanno ribaltato quello che di fatto è una costruzione politica e sociale dell’altro. Scopo del dossier è dunque quello di contestualizzare il dato, restituendo una fotografia reale della situazione dell’andamento migratorio, cercando di uscire dall’approccio securitario adottato dai governi. La soluzione proposta è quella di adottare politiche di inversione della subalternità attraverso l’integrazione sociale della persona che diviene persona inserita socialmente attraverso la sua partecipazione paritaria nella società.
Marisa Davolo e Morena D’Agostino