Prima Lecco, 20 febbraio 2025.
Uno studio approfondito sulle performance dei servizi residenziali e ambulatoriali per le dipendenze della cooperativa sociale Famiglia Nuova: questa è la ricerca Valut-Azione, i cui risultati verranno pubblicati ufficialmente domani, ma della quale già stamattina, giovedì 20 febbraio 2025, all’Officina Badoni di Lecco, sono stati illustrati i punti principali. Una ricerca che si è posta l’obiettivo di ottimizzare i servizi, puntando sugli strumenti che si sono rivelati – dati alla mano – più efficaci, e che ha l’ambizione di comunicare attraverso un linguaggio scientifico, pur consapevole che le storie degli utenti in cura vanno al di là di ogni statistica e che il risultato è raggiunto quando si riesce, insieme, a riscrivere il futuro anche di una sola persona.
Ad introdurre la ricerca è stata Elisa Locatelli, presidente della cooperativa sociale Famiglia Nuova, costituita nel 1981 per dare risposte concrete al fenomeno delle dipendenze, in un periodo storico in cui spesso queste venivano considerate “una colpa”. La cooperativa opera attraverso servizi residenziali e ambulatoriali; in particolare, da 15 anni gestisce a Lecco l’ambulatorio Smi Broletto (Servizio Multidisciplinare Integrato). “La ricerca è nata dalla necessità di veder confermata attraverso i dati l’efficacia dei metodi della nostra cooperativa, che si basa su cinque pilastri fondamentali: la centralità della persona, l’anticipo della fiducia nei confronti della persona con una dipendenza, il sostegno volto al recupero delle dinamiche relazionali, il supporto all’assunzione della responsabilità individuale e la capacità di immaginare come possibili alcune utopie”, spiega Locatelli. Ai ricercatori del Cnr sono stati forniti 10 anni di dati, dal 2014 al 2023, per un database comprensivo di oltre 2000 persone; dati che arrivano dal Servizio Multidisciplinare Integrato attivo in Lombardia e dalle Strutture Residenziali presenti in Lombardia, Emilia Romagna e Umbria. Valut-Azione è la prima ricerca in Italia che si sia posta questo obiettivo, ma non solo: la ricerca è ripetibile nel tempo da qualsiasi altro servizio che si occupa di dipendenze, utilizzando gli stessi parametri.
L’obiettivo, quindi, è ottimizzare l’attività basandosi sui risultati emersi dai dati, come sottolineato da Claudia Luppi del Cnr – Ifc (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisiologia Clinica): “Abbiamo costruito degli indici di efficacia e di efficienza che si basavano sui dati, delineando tre categorie: le domande delle persone che richiedevano una cura, l’offerta dei trattamenti e il carico prestazionale (il lavoro quotidiano svolto con ciascun utente) – spiega Luppi – Sono quindi stati creati tre dataset finali: 761 pazienti in cura allo Smi per dipendenze da sostanze psicoattive illegali, 248 pazienti trattati dallo Smi per dipendenze da alcol e 1084 pazienti trattati nelle comunità terapeutiche riabilitative. Dalla ricerca è emerso come il supporto alla persona – con prestazioni come colloqui socio-educativi e assistenziali, visite o anche solo supporto telefonico – sia lo strumento che si associa di più all’esito positivo del trattamento, aumentando la ritenzione in trattamento dell’utente e diminuendo il rischio di abbandono; questo tenendo conto di come spesso un paziente non presenti un solo problema, ma più disturbi che si sommano, e di come il percorso degli utenti molte volte non sia lineare”.
“Questo dato – prosegue Giorgia Albani, direttore dello Smi Broletto – rappresenta una conferma rispetto alla nostra modalità procedurale; i nostri pilastri, infatti, sono la multidisciplinarietà e il contatto con i pazienti”. Proprio perché la ricerca ha confermato l’efficacia di questi strumenti, lo Smi potenzierà le attività di supporto alla persona, in particolare le telefonate e le attività di coaching online, che si sono rivelate particolarmente fruttuose. “Dalla nascita del nostro servizio la reperibilità telefonica fuori dagli orari di servizio è la cifra che ci ha sempre caratterizzato – spiega infatti Albani – Lavoriamo dalle 12 alle 20, coprendo quindi la fascia scoperta dal servizio pubblico”. Un servizio, quello online, che lo Smi intende approfondire, dedicando anche un’area al gioco d’azzardo, per la quale già esiste il sito internet www.gapstop.it
A sottolineare l’elemento della relazione come fondamentale è stata anche Alessandra Gandelli, coordinatore Area adulti dei Servizi sanitari e socio sanitari della Cooperativa Sociale Famiglia Nuova, che ha spiegato il ruolo indispensabile delle comunità come “luogo in cui le persone possono focalizzare i propri bisogni e ragionare sugli sbocchi futuri, puntando sull’elemento fondamentale dell’accoglienza”. Comunità che, ha fatto notare qualcuno in conferenza stampa, sono sempre meno attenzionate dai media… “Ci rendiamo conto che, da un punto di vista sociale, l’uso di sostanze sta quasi diventando una normalizzazione – risponde Gandelli – Sembra che lo stigma affibbiato alle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti si rifletta anche sui servizi ad esse dedicati”.
A tirare le fila della conferenza stampa è stato Maurizio Mattioni, pedagogista dello Smi Broletto: “Abbiamo cercato di trasformare quello che facciamo e vediamo sul campo in qualcosa che avesse un linguaggio scientifico, perché altrimenti il nostro mondo resta spesso relegato al senso comune riguardo a quello che si dice in giro rispetto ai tossicodipendenti. Noi invece con questa ricerca vogliamo far capire che siamo professionisti: psicologi, medici, educatori, Oss, infermieri… Un panorama di persone che provengono da scuole diverse, ognuna delle quali ha un proprio linguaggio specifico; con questa ricerca vogliamo costruire un linguaggio e un agire comune. A livello nazionale il problema del consumo di stupefacenti e della dipendenza dal gioco d’azzardo è in aumento, ma il nostro lavoro è importante nelle singole biografie delle persone: noi cambiamo la vita degli utenti. Le loro storie non risultano nelle statistiche, ma sicuramente le conserviamo nei nostri cuori”.
Infine Bruno Marchini, ex presidente della cooperativa sociale Famiglia Nuova, ha ricordato come domani, venerdì, si terrà un convegno a Lodi durante il quale verranno approfonditi i risultati della ricerca Valut-Azione, ribadendo come non vengano fornite “ricette” di guarigione, ma strumenti e metodi che si sono rivelati particolarmente efficaci.
I dati dello Smi Broletto
Lo Smi Broletto, situato in Corso Giacomo Matteotti, 5/C, è uno dei punti di riferimento per il trattamento delle dipendenze a Lecco; offre un servizio multidisciplinare integrato per affrontare problemi di abuso di sostanze, gioco d’azzardo e dipendenze tecnologiche, garantendo accesso gratuito e massima privacy. Lo Smi gestisce mediamente circa 254 utenti all’anno, provenienti principalmente dalla provincia di Lecco. Di queste, mediamente 193 presentano problematiche legate all’utilizzo di sostanze psicoattive illegali e 61 dipendenza da alcol. La maggior parte degli utenti riferisce consumi di cocaina, nel 2023 il 74%. Aumenta negli anni anche la quota di persone che chiedono aiuto per utilizzo di alcol e oppiacei. Relativamente all’utenza in cura per problematiche legate al consumo di cannabis, si osserva invece un decremento nell’ultimo biennio. Complessivamente negli anni è aumentato il poliutilizzo di sostanze legali e illegali.
L’età media degli utenti si aggira intorno ai 38 anni. L’utenza è prevalentemente maschile. Allo Smi lavora un equipe composta da un medico, uno psichiatra, infermieri, due educatori, un assistente sociale e uno psicologo. I percorsi dello Smi hanno una durata media di 283 giorni, con un range temporale che va da un minimo di un solo giorno fino ad un massimo di 10 anni.
In 10 anni lo Smi ha attivato 1158 prese in carico per 761 pazienti con disturbo da uso di sostanze (248 con dipendenza dal alcol): oltre la metà delle prese in carico è terminata con un esito positivo (in particolare, il 55,9% per quanto riguarda gli utenti dipendenti da sostanze psicoattive illegali e il 62% per quanto riguarda gli utenti dipendenti da alcol). Come spiegato dal direttore Albani, gli utenti dello Smi presentano un tempo di latenza, cioè il tempo che passa dal momento in cui l’utente sviluppa la dipendenza a quello in cui richiede di accedere ai trattamenti di cura, inferiore a quello medio che, secondo i dati, si aggira tra i 10 e i 15 anni: allo Smi di solito gli utenti arrivano dopo 7 anni. “Abbiamo una certa attrattività per quanto riguarda le fasce giovanili, che caratterizzano una delle popolazioni specifiche dei nostri utenti”, conclude Albani.
La ricerca Valut-Azione sarà consultabile sul sito di Famiglia Nuova