Lucia Macchioni per “Il Cittadino”, 27 dicembre 2024, p. 11.
L’iniziativa. Il ristorante Asmara ha aperto le sue porte a una trentina di ragazzi accolti in città grazie al Sai.
Un menù a base di piatti tipici, per fare il pieno di solidarietà: in occasione del pranzo della vigilia, Yordanos Tesfu e il marito Brhane Isayas del ristorante Asmara hanno aperto le porte di “casa” a una trentina di ragazzi accolti a Lodi dal Sistema accoglienza integrazione (Sai): minori non accompagnati tra i 16 e i 18 anni lontani dalle proprie famiglie che, in occasione del Natale, hanno potuto assaporare il calore di un gesto di gentile. Accompagnati dagli educatori della cooperativa Famiglia Nuova, i giovani hanno gustato una tavola imbandita di buon cibo e respirato tanto amore: «Questo invito ha rappresentato un momento importante di condivisione per tutti noi, per cui ringraziamo di cuore Yordanos e Brhane: ci hanno fatto sentire ospiti speciali – ha detto l’educatore Flavio Santiago, che ha raccontato anche della bella esperienza vissuta durante la mattinata sulla pista di pattinaggio sul ghiaccio con i ragazzi -. «È stata una conoscenza preziosa che ha permesso ai giovani di vedere con i propri occhi che esiste la possibilità di un riscatto, di progetti da compire e di un futuro migliore». I sapori della cucina eritrea, a base di samosa e il tradizionale zighinì, un piatto unico composto da spezzatino di carne speziato, accompagnato da verdure e servito con injera, hanno infuso tutto il sapore della solida rietà e della speranza, specialmente da parte del titolare che ha condiviso la sua storia: da 16 anni lontano dal suo Paese natio, Brhane non potrà più fare ritorno a casa, ha spiegato. «Ero arruolato come militare dal 1993 al 1999 ma sono scappato», ha raccontato. Attraversando il Sudan, il Libano e il mar Mediterraneo per mettere in salvo la vita, l’uomo è approdato a Lodi dove, finalmente, ha realizzato il sogno di una vita migliore. Vivendo sulla sua pelle le atrocità della guerra, la moglie Yordanos si era promessa, fin dall’apertura del locale in via Defendente 82, che, attraverso il suo lavoro, avrebbe dato una mano a chi è difficoltà: «Non è stata per nulla facile: eravamo dodici, tra fratelli e sorelle, ma oggi siamo rimasti solo in otto». A causa delle ingiustizie della guerra e delle malattie che nei Paesi in via di sviluppo sono letali, ha perso quattro fratelli, ma non smette di guardare il mondo con lo sguardo della speranza.