Accompagnare un gruppo di ragazzi conosciuti in un parco ad un torneo di calcetto non rappresenta certo un’impresa epica, ma può essere collezionato tra gli eventi sufficientemente memorabili in un’equipe di educatori di strada.
Spesso si parla di questo servizio facendo riferimento ad un setting informale o destrutturato. Luogo preciso, giorni e orari ricorrenti, un rituale abbastanza definito di accoglienza dell’educatore da parte del gruppo vanno a costituire un’abitudine all’incontro, quanto più vicino a una struttura in un servizio di prossimità.
Il tutto, unito ad una buona dose di delicata sfacciataggine dell’educatore, è la base per costruire una relazione di fiducia. È da qui che inizia la costruzione di un progetto educativo, che possa comprendere la formazione, la progettualità lavorativa, anche il divertimento. E imparare a divertirsi in un modo sano con il proprio gruppo di amici è un grande risultato.
La storia della partecipazione del gruppo con la maglia ‘INnEsco’ al torneo inizia proprio così, con l’educatrice che chiacchierando con i ragazzi scopre la passione del calcio e il desiderio di sperimentare la squadra su campi diversi rispetto a quelli dell’aiuola del parco.
L’invito, gli appuntamenti per la compilazione e la consegna della distinta, l’arrivo alla tensostruttura grazie al passaggio di una mamma e la domanda all’educatrice ‘ma davvero tu tifi per noi?’ sono momenti in cui costantemente viene ridefinito il patto tra il gruppo e la figura adulta che li accompagna.
Mai come in questo caso il risultato della partita non conta. Il terzo tempo si gioca in strada!