Si è tenuto giovedì il secondo appuntamento del ciclo di incontri “Ne parliamo a Magione”, promosso dal Comune di Magione e dal Sistema di Accoglienza e Integrazione, gestito da Famiglia Nuova in collaborazione con il partner di progetto Arca di Noè.
L’incontro, svoltosi giovedì 17 aprile presso il Nuovo Cinema Carpine in Piazzale Giacomo Matteotti a Magione, è stato dedicato al tema dell’HIV e delle altre infezioni sessualmente trasmissibili.
Sono intervenuti Bruno Marchini, già presidente di Famiglia Nuova e di Anlaids, figura di grande cultura ed esperienza in materia, sia dal punto di vista professionale che come memoria storica del percorso sociale, culturale ed epidemiologico che l’HIV ha segnato nell’immaginario collettivo, e la dottoressa Alessandra Lanzi, specialista in malattie infettive, affiancata dalle specializzande Samantha Gobbi e Debora Altobelli.
Particolarmente interessante è stato il confronto tra le professioniste del settore biomedico, che hanno illustrato come, grazie ai progressi farmacologici, l’infezione da HIV non rappresenti più una condanna a morte, ma una condizione cronica gestibile, compatibile con una vita lunga e sana. Sono stati citati trattamenti e strategie fondamentali come TARV, TASP, U=U, PEP e PrEP, che hanno rivoluzionato la prevenzione e la gestione del virus.
Il dialogo tra le giovani mediche e Bruno Marchini ha evidenziato anche un aspetto generazionale: le nuove generazioni, seppur ben formate dal punto di vista clinico, non sempre hanno piena consapevolezza del peso sociale e dello stigma che l’HIV ha comportato — e continua purtroppo a comportare — sin dallo scoppio dell’epidemia.
Conoscere la storia di un fenomeno che ha avuto un impatto così profondo a livello globale è fondamentale per contrastare i pregiudizi e le false credenze legate al contagio e ai comportamenti considerati “promiscui”, spesso usati per giustificare atteggiamenti discriminatori con la logica del “se l’è cercata”.
Nonostante quarant’anni di attivismo e campagne di sensibilizzazione, lo stigma è ancora fortemente presente e rappresenta un ostacolo all’accesso universale ai test e alle terapie, rallentando il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle organizzazioni internazionali.
È infine importante ricordare che proteggersi non significa solo prevenire l’HIV, ma anche tutte le altre infezioni sessualmente trasmissibili, che, pur essendo spesso meno letali, possono comunque comportare seri rischi per la salute.
Concludo con: per chi desidera fare il test per l’HIV, è possibile accedervi in forma gratuita e anonima presso diverse strutture sul territorio: la sede di Omphalos a Perugia, in via della Pallotta 42; l’ambulatorio migranti a Corciano; e il reparto di malattie infettive dell’Ospedale della Misericordia di Perugia.
Morena D’Agostino