Aumento delle disuguaglianze sociali legate al covid-19
19 aprile 2021 ore 15.30
Curare soglie per la vita comune
Le esperienze di soglia sono carenti oggi nella nostra convivenza, come sempre è nei periodi di crisi e di passaggio: quando si vive nel tutto saturo delle appartenenze e delle solidarietà perimetrate e, insieme, nell’insaturo delle relazioni di estraneità e indifferenza.
Tre sono i tratti di questi percorsi sui quali incontrare, e anche fare appoggiare le differenze, le distanze, i conflitti.
Il primo è quello che le caratterizza come zone franche di pausa e di sosta, fuori dai contesti relazionali abituali o da quelli sociali “affaticati” nei quali si vive sotto pressione. Zone franche del rispetto, nelle quali non bisogna per forza dimostrare qualcosa o affermare e difendere ragioni: quel che si è viene accolto, il proprio racconto e vissuto sono ascoltati, solo si chiede rispetto e ascolto per i vissuti e i racconti di altri e il coraggio della verità. Fuori dalle dinamiche del confronto, della freddezza, della forza e del giudizio: lì si può apparire gli uni accanto e di fronte agli altri, in dolori e in desideri che risuonano e che a volte accomunano.
Il secondo è quello proprio delle zone delle parola nelle quali si possono vivere esperienze discorsive e conversazioni inedite, che vengono proposte, permesse, promosse, attese. Grazie anche alla presenza di soggetti capaci di “tradurre”, di rinarrare, di riavviare continuamente le parole e l’incontro. Dentro questa dilatazione di conoscenza di campi di esperienza dell’umano, e nella messa in movimento del gioco delle interpretazioni, si possono dare delle ridislocazioni personali, delle rielaborazioni di memorie e di attese, delle immaginazioni di possibilità.
Il terzo è quello d’essere zone di passaggio e di transizione che lasciano liberi, verso un modo di essere, di dire, di scegliere, altro. Un modo nel quale tenere e lasciare, insieme, le tracce e i segni del passato, nel quale tener fede agli impegni e alle dedizioni reciproche e nuove. Luogo di partenza, lasciato verso avvii su orizzonti diversi, o verso ritorni, arretramenti, ristagni.
Alcune soglie, poche, già ci sono nelle città e nelle comunità e sono i luoghi della mediazione e della riconciliazione. Quelli più formali, quelli promossi da associazioni e volontariato, quelli che a volte abitano dentro le istituzioni, quelli che vivono il tragitto di un’esperienza. Alcune altre esperienze si possono aprire e si aprono, ma vanno “raccontate”, dentro luoghi e servizi sociali ed educativi, rivisitandone i funzionamenti e le interpretazioni funzionali e burocratiche “difensive”.
Infine, certo, altre soglie vanno immaginate e realizzate ex novo, rivolte espressamente ad emergenze sociali, a nuovi fenomeni, oppure a strategie di più lunga durata, per provare a disinnescare meccanismi di “produzione” o reiterazione dell’odio, del risentimento rancoroso, del disprezzo e della negazione.
Ivo Lizzola professore di Pedagogia sociale e di Pedagogia della marginalità e della devianza presso l’Università degli Studi di Bergamo. Consulente e formatore nei Servizi educativi e sociosanitari riguardo lo sviluppo delle politiche sociali (con attenzione ai giovani e alle marginalità) e i temi della cura, delle vulnerabilità e della bioetica.