Il laboratorio di fotografia realizzato all’interno del Centro Diurno ha rinfrescato alcune giornate del caldo lodigiano estivo.
È stato molto più di un esercizio estetico: un percorso socio-educativo capace di generare consapevolezza e relazione. Dietro al prodotto del laboratorio non c’è soltanto un’immagine, ma la possibilità di rileggere se stessi e di scoprire l’altro in una prospettiva nuova.
Imparare a guardare e a lasciarsi guardare può sembrare naturale, ma è in realtà un esercizio impegnativo che richiede fiducia, disponibilità e coraggio. Lo sguardo dell’altro non restituisce solo ciò che scelgo di mostrare, ma anche ciò che, a volte inconsapevolmente, lascio trasparire. È un linguaggio non verbale, spesso più potente delle parole. Così l’incontro diventa occasione di crescita reciproca: riconoscere aspetti del mio “io” che da solo non avrei visto e accettare che l’altro possa diventare specchio, anche di emozioni mai espresse.
Espormi attraverso le immagini non ha significato soltanto raccontarmi e accogliere il racconto degli altri, ma anche assumermi la responsabilità di dire “io ci sono”.
Alcune fotografie non sono state condivise perché troppo intime: anche questo è un atto educativo, perché insegna a riconoscere i propri limiti e a proteggere ciò che è fragile.
In questo senso, la fotografia dialoga idealmente con il percorso delle maschere: entrambe le esperienze hanno permesso di dare forma visibile a ciò che spesso resta nascosto. Le maschere, come i ritratti e gli autoritratti, hanno offerto un linguaggio simbolico per raccontare il proprio vissuto, rendendo tangibili emozioni, memorie e desideri difficili da esprimere a parole.
Il laboratorio di fotografia socializzante ha mostrato che educare allo sguardo significa educare alla relazione. Le maschere, a loro volta, ci hanno insegnato che dietro ogni volto – reale o simbolico – c’è una storia, un’identità, un’appartenenza. In questo orizzonte la creatività non è semplice arte, ma strumento pedagogico che apre alla possibilità di costruire ponti di empatia, di abbattere stereotipi e distanze.
Fotografia e maschere hanno rivelato così la loro forza educativa: aiutare ad abitare meglio le relazioni, con se stessi, con gli altri, con la comunità.
Silvia Simeone
La mostra dal titolo “L’Altro Sguardo” è all’interno del circuito Off del Festival della Fotografia Etica.
Ventisei fotografie esposte nel Chiostro della Chiesa di San Lorenzo a Lodi e realizzate dalle persone che frequentano il centro Servizi Casa San Giuseppe e condividono con gli operatori una parte del loro percorso.
La mostra è promossa dall’Azienda Speciale Consortile Servizi Intercomunali in partenariato con il Comune di Lodi, Fondazione Caritas Lodigiana ETS, Eureka! Cooperativa Sociale e noi di Famiglia Nuova – società cooperativa sociale onlus.





















